B O B. B O H. D E H
Non è un fumetto ma perdio ne ha tutta l’aria e la circostanza d’abito. Non è in fondo un grande artista ma ha espressione di artista smisurato già nella parola che si distrae mentre si srotola.
Emerge. Anzi, è palese manifestazione di cosa voglia dire essere emergenti.
Senza alcuna propensione a muoversi per pura emergenza. La lentezza non è una scelta per questo corpo di mille baccalà. La lentezza è sostanza. A guisa di ponce. E sorseggiando van giù fino in fondo le inarrestabili malinconie di ebbrezza di chi Bobo si fa chiamare per senso pratico del gioco.
A fottere l’America. A fottere le tratte che si fan ponte d’oceani.
Qualcuno eppur così pochi eppure che maledetta fortuna qualcuno nasce esperto di immersione nei luoghi da cui tutti fuggono. E in quell’immersione c’è tutta la fuga desiderata.
E a cambiar vocale Bobo sarebbe qui lesto.
Bob. Boh. Deh. Bobo Rondelli.
Da tirar giù fino in fondo. Come fosse un ponce.