G L E N O
Le Vette della Natura e gli Abissi degli Uomini
Due. Due sacchi colmi. Due pesi. Le solite misure.
Camminiamo silenti e quasi per intima compartecipazione. Camminiamo ricurvi, come a mimare nella fatica il loro saliscendi.
Sotto due sacchi colmi.
Uno per il primo percorso che nel mattino nasceva. Moriva la prima fatica a rifiatare nella discesa al paese.
Il secondo sacco accompagnava la fatica del pomeriggio e la rincorsa a non farsi inghiottire dall’imbrunire, come se dell’oscurità della memoria degli uomini più che sentore avessero paurosa certezza.
Donne a collana di una sbagliata fatica d’uomini. Uomini affaticati sotto la volgare presunzione di uomini già difficili da distinguere da quella pietra.
Camminiamo e attraversiamo uno squarcio che illude per una innaturale perfezione di taglio. Ma gli uomini che vivono indistinti dalla pietra non possiedono perfezione di taglio.
Camminiamo e a più riprese vorremmo assecondare la curvatura della pietra e sperare nella improvvisa sparizione della scenografia che di natura fa scempio.
Poi alla mente due sacchi colmi e le solite misure. Le donne silenti in un faticoso saliscendi. Le donne con le gonne fatte appigli di sopravvivenza per prole innocente di morir per colpe d’uomini indistinti dalla pietra.
Due sacchi colmi e le solite misure.