R I S V O L T I

I n F a t t i

#genteagiro

Guardavo il cielo con la sfacciataggine di chi si tuffa in un lago gelato ad occhi bene aperti.

Avete piegato il mio sguardo.

Un cielo io ho conservato.

Lassù in quell’angolo sprofondato dentro di me.

A volte allungo la mano, come fossi potente di un lunghissimo braccio della mia fievole volontà.

Fino a toccarlo.

14122013

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#genteagiro

Ho ricordi di piccolissima taglia. Minuziosi.

Ci potresti comporre mosaici unici, ragazza mia.

Coprirne le strade per dare un senso a tutti quegli sguardi malamente buttati a terra.

Non mi sento mai lontano. Da alcunché.

E mi avvicino per certezza di visione.

A te, ragazza mia, mi avvicino.

Il tuo volto è uno di quei mosaici.

Libero accesso ai miei ricordi di piccolissima taglia.

13022013

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#genteagiro

Declinanti. Eppure nessuna traccia di degenerazione. Semplice transizione di umori e di condizioni.

Nel viaggio si declinano nomi per farli propri.

Per il naturale bisogno di attraversare gli umori e gli stadi della conoscenza.

In ciascun modo i sensi si immergono e riemergono rimescolati a fare sapida pietanza.

In ciascun tempo i sensi affondano le radici e crescono e gemmano fino a fiorire fino a fruttare.

In un viaggio l’agire trova la sua perfetta declinazione.

03122013

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#genteagiro

Amor di percorrenza.

Vivo di quest’unico alimento.

Così essenziale da sorseggiarlo come acqua.

Non mi concedo altro privilegio.

Percorro e raccolgo la distanza sotto di me.

Ne trascino un sacco traboccante. Forse pieno di semi di stelle.

Trattenuti con la polvere. Trattenuti per il solo tempo della percorrenza.

All’arrivo cerco un terreno adatto.

E spargo. Speranzoso di un nuovo raccolto.

14102012

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#genteagiro

La Ragione è del Sonno.

Così chiara nei risvegli migliori.

Conviene disporsi al Sogno.

Conviene nel senso esatto della possibilità di veder confluire, ad un tempo, leggiadria e compenetrazione.

La Ragione è del Sonno.

Il Senno, quello, verrà subito dopo a dettagliare l’apprendimento.

08102012

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#genteagiro

Io non so.

Io non voglio.

Io non so nulla.

Io non voglio rispondere ad alcuna domanda.

Accontentatevi della geografia che porto nel volto.

Cercate il vostro punto di orientamento.

Ammirate i paesaggi.

Investigateli.

Ma tralasciate le domande.

Io non so.

E non voglio rispondere.

Ho da badare al timone.

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#risvolti

45° 35’ 39,58” N 11° 22’ 41,39” E

Chiamami Gio.

Non è una questione di altezza. Insomma non si tratta di raggiungere. Piuttosto voglio trovare il tempo e riconquistare lo spazio.

Non dover scegliere un’unica dimensione. Mescolare.

Voglio mescolare e così proseguire fino a che le linee siano nitide e liberamente ordinate.

Non è mai una questione di altezza. Piuttosto voglio approfondire. Comprendere. Voglio comprendere e così proseguire fino a che in profondità io possa di altezza disinteressarmi.

A piedi bene aperti a terra.

A mani ben protese a prendere il ritmo dei passi e della sospensione che a tratti ne segue.

Ho imparato a liberare financo quel velo di maschera che mi son ritrovato a far tempo carnascialesco.

Eppure di quel tempo io non ho ritmo.

E non è, non è mai stata una questione di altezza. Voglio solo trovare il tempo e riconquistare lo spazio.

Voglio mescolare e così proseguire fino a che tutto si plachi come superficie di lago che si inghiotte una goccia di pioggia. E ne comprende il sapore.

E voglio essere acqua di lago. E voglio vivere pioggia. E pioggia cadere dall’altezza per attraversare il lago in profondità.

Non è appunto una questione di altezza.

Voglio solo trovare il mio tempo.

Voglio solo riconquistare il mio spazio.

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#risvolti

45° 42′ 32.616”N 9° 40′ 46.38”E

https://www.paolofresu.it

Incendiario si vive.

Con la placida irrequietezza di chi pone i piedi a palmo bene aperto sulla terra nuda. A spegnere l’incendio del pensare doloso. Ad accendere e mantener viva la brace che vive di ardore sottostante, ma non mai sottaciuto.

A Fresu e Fogu metteremo ogni landa trovata e ritrovata.

Perché il peregrinare ci è d’ossigeno riserva, inesauribile.

E noi inesausti, a Fresu e Fogu metteremo ogni landa. Ed ogni landa è di ogni animo pellegrino.

Incendiari si ha da vivere.

Colmi d’umore a riversar su Fogu, per spegnimento di riaccensione.

Tramiti di rabbiosa gioia colloquiale.

A Fresu e Fogu metteremo ogni landa.

Attraverseremo i mari, sia pur di terra compatta composti. A caccia di effetti di sottobosco e ad acchiappo di nuvole che scherzano a riempimento e dissolvenza.

Si vive incendiari.

Placidi ed irrequieti.

A spegner il pensare doloso.

Ad accendere e mantener viva la brace che sottacere non sa.

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#risvolti

45°21′43.8″N 9°41′17.09″E

https://www.ericbibb.com

Questa mia piccola luce è nata dal senso del fulmine.

Il senso del fulmine ha attraversato boschi e maree. Ha conosciuto vette e frequentato il fondo delle valli.

Questa mia piccola luce ha indossato i panni di chiunque mi ha visitato entrandomi nello sguardo con il suo proprio passo.

Mi son detto, sii te stesso a testimonianza di chiunque altro.

La testimonianza è l’essenza vitale di queste dita, così pronte a farsi rami e ricongiungersi al legno a cassa armonica.

Sono un semplice Trovatore.

Perlustro a cammin di spontaneo sorriso e il sorriso lascio si inumidisca di temporali che quel fulmine ed il suo senso portano in corpo.

Ho attraversato boschi e non rinuncio ad attraversare maree.

Parlo con la quiete che arde dentro la gioia che soltanto la consapevolezza sa mettere in nota.

Parlo come fossi vestito dei panni di chiunque ha preso albergo dentro di me, attraversando con il suo proprio passo il mio sguardo.

Sono sempre me stesso, a stretta testimonianza di chiunque altro. Sono me stesso, che altro potrei essere se non chiunque altro.

Con il senso del fulmine, sorvolo i confini per osservarli scomparire. Questa mia piccola luce è nata dal senso del fulmine.

Con il senso del fulmine, continuerò ad attraversare boschi e maree. Sarò sempre me stesso, a testimonianza di chiunque altro.

Doveste dimenticarvi il mio nome, non affaticatevi oltre modo, chiamatemi Trovatore.

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#risvolti

45°31′53″N 9°40′12″E

Voglio perdere l’equilibrio.

Gettare una corda e tenderla da un capo all’altro.

Eppure anche galleggiare nel vuoto che mi accingo a sovrastare.

Voglio sciogliere ogni muscolo. Ogni muscolo richiami a sé buona dose di sangue e si alterni a far massa e svuotamento.

Voglio sudare tutta la rabbia per l’indifferenza alla bellezza. Sudare questa radice fuori da me che albero mi son fatta per similitudine di materia prima.

Voglio riequilibrare le perdite con ampia campagna di conquista dello spazio.

Scivolare e rimbalzare.

Fare che a dettare il cammino sia la permanenza dei suoni.

Voglio cingermi a voi e da voi discostarmi per la sola ampiezza del gesto.

Sorridere per semplice gusto.

Voglio dell’unione aver piena soddisfazione e poter per soddisfazione lasciar la stanza senza altra necessità se non riapparire senza altra apparenza alla luce ravvivata dal senso prolungato del buio.

Che a serrare e dischiudere gli occhi del buio finisco per apprezzare consolazione.

Ma certo di consolazione non voglio vivere.

Voglio perdere l’equilibrio. Galleggiare nel vuoto e sovrastarlo.

A voi strettamente unita. E da voi ben distinta.

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